In Italia sono quasi 6 milioni e mezzo le persone che soffrono di malattie muscoloscheletriche e di queste circa 800 mila sono colpite da forme croniche invalidanti. In Trentino i malati reumatici sono diverse migliaia.
Nel nostro paese il 27% delle pensioni di invalidità è causato da una malattia reumatica, una percentuale inferiore solo a quelle registrate per le patologie cardiovascolari e le neoplasie.
Nonostante numeri così importanti queste patologie – che ammontano a più di 100 – rimangono in gran parte poco conosciute: sono infatti a tutt’oggi malattie ancora scarsamente considerate a livello sociale, tanto che sono etichettate come “malattie del silenzio”.
Per accendere l’attenzione su questa dimensione e far crescere la consapevolezza delle difficoltà collegate a queste patologie anche sul territorio provinciale l’Associazione Trentina Malati Reumatici – ATMAR con l’Unità Operativa di Reumatologia dell’ospedale S. Chiara organizza sabato 17 maggio la prima edizione della camminata/corsa non competitiva intitolata Una mano alla Speranza per le malattie reumatiche. La camminata si snoderà su un percorso lungo 8 chilometri con partenza da piazza Duomo alle 14.
La manifestazione, patrocinata dalla Provincia autonoma di Trento, dal Comune di Trento, dall’APSS, si avvale della collaborazione tecnico-organizzativa del Marathon Club e del Nordic Walking Arcobaleno di Trento.
L’iniziativa si inserisce nella campagna multimediale di sensibilizzazione nazionale ideata e programmata dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR) per far conoscere alla popolazione la rilevanza sanitaria e sociale delle patologie reumatiche, fornendo una corretta informazione finalizzata alla diagnosi precoce per prevenire l’evoluzione severa di tali malattie e per promuovere la ricerca reumatologica.
ATMAR partecipa alla Camminata, attraverso i suoi volontari, mettendo a disposizione materiali informativi sulle malattie reumatiche e sull’attività di sostegno per i malati reumatici, mentre i reumatologi dell’ospedale Santa Chiara saranno presenti in piazza Duomo, in un camper messo a disposizione dall’APSS, per fornire informazioni sulle malattie reumatiche e sull’offerta assistenziale erogata in Trentino.
I NUMERI
L’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) indica le malattie reumatiche come la prima causa di dolore e disabilità in Europa e ricorda che queste da sole rappresentano la metà delle malattie croniche che colpiscono la popolazione.
Sulla popolazione dai 19 a 60 anni le malattie reumatiche hanno un’incidenza del 18%, percentuale che sale all’81% negli over 60. Sono tuttavia patologie che colpiscono anche in età infantile.
Se si considerano le patologie reumatiche più gravi e potenzialmente invalidanti cioè le malattie reumatiche infiammatorie, come l’artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, l’artrite psoriasica, le vasculiti, le connettiviti, fra cui il LES (lupus eritematoso sistemico), la sclerodermia (sclerosi sistemica), la polimiosite, nel 10% dei casi si registra uno stato di invalidità lavorativa totale e permanente dopo solo due anni dall’insorgenza, nel 30% dei casi dopo 5 anni e nel 50% dei casi dopo 10 anni.
Ciò significa che la progressione delle malattie reumatiche più severe, se non opportunamente e tempestivamente controllata e contrastata con una diagnosi precoce e cure adeguate, incide pesantemente e in maniera progressiva sulla qualità di vita, sulla frequenza dei ricoveri e sulla produttività.
Le malattie reumatiche si calcola causino 22 milioni di giornate di lavoro perse ogni anno in Italia, che corrispondono ad un calo di produttività di quasi 3 miliardi di euro.
Anche in Trentino le malattie reumatiche si caratterizzano per un’alta frequenza, un elevato rischio invalidante e per alti costi sociali che comportano un serio problema sanitario e sociale.
Per le forme più gravi, ovvero le patologie reumatiche infiammatorie autoimmuni, si può stimare, in difetto, una prevalenza globale di malattia in Trentino dell’1%-1,5%. Vuol dire che in Trentino sono alcune migliaia i pazienti che soffrono di forme reumatiche infiammatorie, cioè di patologie ad alto impatto diagnostico e di elevata competenza specialistica ,che necessitano di complessi livelli organizzativi per consentire la prevenzione di gravi forme di disabilità. Vanno poi aggiunte le forme degenerative, l’osteoporosi, e i reumatismi extra-articolari in genere; la sola fibromialgia ha una prevalenza di circa il 1,5-2% nella nostra popolazione.
L’idea popolare quindi di “reumatismo” come di forma cronica, legata all’età, della quale tutti devono soffrire, ma in realtà benigna, non trova riscontro se non per alcuni reumatismi “minori”.
Oggi come ieri, nonostante i progressi scientifici, essere malato reumatico, significa affrontare ogni giorno la convivenza con il dolore, le limitazioni funzionali, lo stravolgimento della quotidianità, le difficoltà lavorative, le difficoltà negli atti quotidiani di vita , di cura della persona, scadimento della qualità di vita, rischio di accorciamento della vita stessa sia per la gravità di malattia in sé, sia per gli effetti collaterali dei farmaci, sia per il coinvolgimento di strutture vitali dell’organismo.