mercoledì 16 dicembre 2015

I 26 atleti deferiti vanno al contrattacco: «Non aspetteremo processo sommario», la parola passa ad un pool di avvocati

Il gruppo azzurro si è affidato a un pool di avvocati per tutelare la propria ROMA – “Non aspetteremo inermi davanti a un muro di essere fucilati dopo un processo sommario!”.
È la posizione emersa al termine di una riunione a Roma fra i 26 atleti azzurri che, nei primi giorni del mese, sono stati deferiti dalla Procura antidoping con l’accusa di avere volutamente omesso di compilare i documenti necessari per garantire la propria reperibilità da parte di chi è preposto ai controlli.
“Ci siamo guardati in faccia per la prima volta dopo l’accaduto – dichiara la lanciatrice del martello, Silvia Salis, alla quale il gruppo di atleti ha affidato il compito di coordinare la comunicazione – e abbiamo convenuto che il modo migliore per affrontare la situazione è agire con granitica compattezza. Così faremo”. Gli atleti hanno affidato la propria tutela legale a un gruppo di avvocati: Giulia Bongiorno, Giovanni Fontana, Antonio Derensis e Fabio Milano. “Siamo vittime di una situazione paradossale – afferma Fabrizio Donato, bronzo ai Giochi di Londra 2012 nel salto triplo – che si è creata per colpa del malfunzionamento di un sistema sulla cui efficienza avrebbero dovuto vigilare Coni e Fidal.
Non possiamo certo pagare noi per gli errori di qualcun altro. Per adesso pensiamo a difenderci, ma non escludiamo di intraprendere anche azioni volte a risarcirci, per quanto possibile, dei danni d’immagine ed economici che questa vicenda ci ha causato”. Alla riunione, insieme all’avvocato della Federazione, Guido Valori, ha partecipato anche il presidente Fidal, Alfio Giomi, che non ha voluto far mancare il proprio sostegno agli atleti, come del resto ha fatto dopo che l’apertura del caso insieme al presidente del Coni, Giovanni Malagò. “Deve essere chiaro a tutti che non stiamo in nessun modo parlando di una questione legata all’assunzione di sostanze dopanti. In ogni modo – ha detto Giomi -, è una vicenda che deve risolversi in tempi brevi, perché molti di questi ragazzi si stanno preparando all’Olimpiade di Rio e devono poterlo fare con la giusta condizione psicofisica”

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