Tommy Fury, fratello minore del campione di boxe Tyson Fury e volto noto della TV britannica, è finito al centro di una bufera mediatica dopo aver dichiarato di aver completato un triathlon da 100 km sulla Costa Azzurra. Ma i dati ufficiali raccontano una storia ben diversa: secondo i registri di gara, Fury non ha portato a termine il percorso, risultando tra gli atleti classificati con un clamoroso “DNF” – Did Not Finish.
Il triathlon in questione prevedeva una nuotata di 2 km, 80 km in bicicletta e una corsa finale di 18 km. Fury ha condiviso sui social il suo trionfale arrivo al traguardo, accompagnato dalla fidanzata Molly-Mae Hague e dalla loro figlia Bambi, con tanto di sprint finale e dichiarazioni emozionate: “Ho lasciato tutto lì. 100 km di triathlon con solo 10 giorni di allenamento… completato”.
Peccato che i dati del sito Sportstats raccontino un’altra verità. Le rilevazioni GPS mostrano che Fury ha percorso solo 48 km in bicicletta, mancando ben sei checkpoint intermedi. Per coprire la distanza mancante avrebbe dovuto pedalare a una velocità di oltre 120 km/h – un’impresa fisicamente impossibile.
Gli organizzatori hanno confermato che, a causa della riapertura anticipata delle strade, alcuni partecipanti amatoriali – tra cui Fury – non hanno potuto completare il percorso. Tuttavia, ciò non ha impedito al pugile di festeggiare come se avesse compiuto l’impresa, alimentando polemiche e accuse di aver deliberatamente fuorviato il pubblico.
Il caso ha acceso il dibattito online: è giusto celebrare una “non vittoria”? O si tratta di una strategia mediatica per costruire un’immagine eroica a tutti i costi? Una cosa è certa: il traguardo, stavolta, sembra più simbolico che reale.