Ai Campionati mondiali di atletica di Tokyo, dove ogni gesto è misurato al millesimo e ogni parola calibrata al centesimo, anche una fascia può diventare un caso. Jeremiah Azu, 24 anni, velocista britannico e figlio di un pastore pentecostale, ha osato indossare una fascia bianca con la scritta “100% Jesus” durante la semifinale dei 100 metri. Un gesto di fede? Certamente. Un’infrazione? Secondo World Athletics, sì.
Il quarto posto ottenuto da Azu non gli ha garantito l’accesso alla finale, ma è bastato a garantirgli un ammonimento ufficiale. La Federazione internazionale ha prontamente “ricordato” al team britannico che slogan religiosi, politici o personali non sono ammessi in gara. Un promemoria che suona più come una reprimenda preventiva, dato che Azu è atteso nella staffetta 4x100 metri di sabato.