"I SOLDI servivano per finanziare la campagna elettorale dell'opposizione in Senegal". Pesanti come macigni, le parole dell'ex presidente della Iaaf, l'ultra 80enne Lamine Diack,
senegalese, svelano un ulteriore aspetto della doping-story che sta travolgendo la Iaaf, la federatletica internazionale. Soldi estorti ad atleti e federazioni sportive nazionali come la Russia in cambio di silenzi, ritardi, protezione sui numerosi casi di doping sospetti o acclarati che riguardavano principalmente proprio la Russia in quella stagione 2012. E il presidente della federatletica russa Balakhnichev.
"Bisognava vincere la 'battaglia di Dakar' - racconta al giornale francese "Le Monde" l'ex numero uno Iaaf, sentito dagli inquirenti francesi che indagano con l'ipotesi di "corruzione passiva" - e rovesciare il potere nel mio Paese servivano finanziamenti per la campagna elettorale dell'opposizione. Ci siamo accordati con Balakhnichev, uomo fidato di Putin, e la Russia, che aveva problemi di doping con atleti che di lì a poco avrebbero dovuto partecipare ai mondiali (nella stessa nazione, n.d.r.), ha finanziato. Balakhnichev e Papa Massa Diack (uno dei figli dello stesso Lamine, all'epoca dirigente Iaaf, n.d.r.) se ne sono occupati". L'obbiettivo è raggiunto: nel 2012, tra febbraio e luglio si tengono le elezioni presidenziali, perse dall'uscente Wade a favore dell'oppositore Macky Sall. Ma per centrarlo ci vuole la collaborazione di tutto lo staff attorno a Lamine Diack. "C'era un accordo scritto".
Il suo consigliere personale, Habib Cissè, viaggia avanti e indietro con la Russia: "Aveva il compito di discutere con Balakhnichev i casi degli atleti russi in difficoltà con l'antidoping e con il passaporto biologico non in ordine. Lui sapeva che il russo aveva promesso aiuto per la campagna elettorale dell'opposizione". Cissè nega di aver operato per ritardare controlli o nascondere casi. E anche di essere al corrente dell'accordo Diack-Balakhnichev. Ma poi ammette: "Certo alcuni casi avremmo potuto trattarli più velocemente". Gli inquirenti cercano spiegazioni su una somma di 70.000 euro percepita da lui provenienti dalla federazione francese. "Un contratto scritto - spiega Cissè - come consigliere di quella federazione". Conflitto di interessi? Secondo i suoi difensori nessun conflitto. Ma i viaggi di Cissè non bastano per essere tranquilli; ai russi serve una collaborazione più concreta. La mette in atto addirittura il responsabile dell'antidoping della Iaaf, Gabriel Dollé, convinto da lunghi giorni in "garde a vue" a collaborare con la giustizia e a fare importanti ammissioni. Nel gennaio 2012 c'è addirittura un summit: Cissé, Diack e Balakhnichev, a Monaco.
"C'era in ballo il caso della maratoneta Shobukhova - racconta Bollè il 3 novembre scorso agli inquirenti francesi - e mi era stato suggerito di differire il trattamento del caso per non indisporre sponsor importanti della Iaaf. Ho accettato di rallentare la procedura". Gli accertamenti arriveranno solo a dicembre 2012. Per questo "servigio" Dollè incassa 70.000 euro. "Me li ha dati direttamente Papa Massata Diack (figlio di Lamine, dirigente Iaaf anche lui.n.d.r.) in un incontro all'hotel Firmont di Monaco". Altri 140.000, riferisce sempre "Le Monde" arrivano poco dopo; 90.000 dei quali di prima mano dal presidente Diack. Poi gli investigatori trovano ben altro durante una perquisizione in casa del dirigente Iaaf. 87.000 euro in contanti nascosti in un vano segreto sotto la lavatrice. Altro denaro arriva da un emissario ignoto in un incontro all'aeroporto di Nizza. Come nella più classica delle spy-story. All'interno della Iaaf cominciano ad affiorare sospetti. Il figlio di Diack manda un messaggio preoccupato al padre perché intervenga: "Nei confronti di personale Iaaf", che non è favorevole a questa strategia dilatoria. E viene fatta una pressante operazione di lobbing nei confronti di altri dirigenti: "C. Thiaré (50 k) - precisa Lamine nella quarta audizione - Nick Davies (UK) G. Dollè (50 k); PT Garnier (10 k). Dove "K" vuol dire migliaia e la divisa è in dollari o euro. Papa Mussata ha distribuito denari a l'uno e all'altro perché tacciano e non ostacolino le trattative". Thiare all'epoca facente parte dell'ufficio di dirigenza Iaaf nega ogni addebito. Lo stesso fa Davies ex capo dell'ufficio stampa. Dollè, pentito di essersi fatto trascinare nel gorgo, si meraviglia: "Quante persone sono implicate!". Tante. Sul versante italiano c'è anche il medico azzurro Fischetto, a giudizio per "favoreggiamento" nel processo nato dalla vicenda doping del marciatore Schwazer. Dollè, secondo le indagini, e lo stesso presidente Diack gli avevano assicurato appoggio e protezione.
Fonte Rpubblica.it
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