Ancora un “over-18”, siglato dal campione olimpico di Londra, lo
statunitense Christian Taylor, capace di atterrare per due volte oltre la soglia fatidica, fino ai 18,06 del sesto e ultimo salto (+1.1; in precedenza, alla quinta prova, il responso era stato di 18,02, con vento regolare a +0.8). Battuto il dominatore della stagione, il cubano Pedro Pablo Pichardo, che certo non si può dire abbia sfigurato con il 17,99 (+1.8) di miglior misura. Più lontano, ma con onore, Fabrizio Donato, sesto con 16,60 (+0.5) al termine di una battaglia che lo ha visto cercare la misura fino al termine (serie: N, 16,21; 16,32; N; 16,60; N). Concorsi da copertina, nella serata svizzera. Non capita tutti giorni di vedere un giavellotto volare oltre i 90 metri, evento accaduto già due volte quest’anno. Dopo la bordata del keniano Yego a Birmingham (91,39), questa sera è stato il turno del trinidegno Keshorn Walcott, il campione olimpico di Londra, alla sua “prima” oltre la fettuccia con un sensazionale 90,16 (nel primo e unico lancio valido della sua serata). In cinque vanno oltre gli 85 metri, a dare ulteriore spessore al risultato del vincitore.
Torna una delle regine mondiali del salto in alto, la regale Anna Chicherova. La russa, campionessa olimpica di Londra, ferma a 1,94 quest’anno, rompe gli indugi e sale fino a 2,03, centrando l’appuntamento con il mondiale stagionale e con il successo nella tappa di Diamond League. Lontanissime le altre: Ruth Beitia, due volte vittoriosa nel circuito nel 2015, è seconda con 1,94. Curiosità statistica: grazie a questo salto, Chicherova ottiene, per l’ottava stagione consecutiva, un risultato pari o superiore ai 2 metri…Come dire: solidità. Il dominio di Justin Gatlin nella stagione dello sprint sembra non trovare nessun ostacolo. Lo statunitense, al primo match dell'anno (tra ex squalificati per doping) con il connazionale Tyson Gay ed il giamaicano Asafa Powell, centra, con 9.75 (+1.4), il terzo crono a 9.7 del 2015, mancando l’appuntamento con il mondiale stagionale (già suo) di appena un centesimo. Powell e Gay finiscono nell’ordine, accreditati entrambi di un ottimo 9.92, in quella che è sembrata una verosimile finale mondiale anticipata.
Gli 800 metri mettevano al via il meglio della specialità, a cominciare dal primatista del mondo (e campione olimpico), il keniano David Rudisha. La retta finale costa però molto cara alla superstar africana: l’immenso talento del 21enne Nijel Amos (Botswana) sposta l’equilibrio nel finale, con sorpasso e vittoria in 1:43.27. Rudisha è comunque in zona, chiudendo in un significativo 1:43.76. Ancora uno stop nell’asta per Renaud Lavillenie: il primatista del mondo è solo terzo con 5,76, battuto dal polacco PawelWojchiechoswki (5,84) e dal tedesco Raphael Holzdeppe (5,76 stessa misura ma minor numero di errori). Per il francese, il 5,76 (misura d'entrata) è superato al secondo tentativo, ma le tre prove successive a 5,92 (quota attaccata dopo aver "passato i 5,84 valicati dal polacco) si rivelano altrettante bandiere rosse. Crisi? I 5000 metri non regalano particolari emozioni, se non quelle legate alla condizione nervosa di Mo Farah, scosso dalle lunghe settimane di polemiche per i sospetti-doping manifestati contro il suo allenatore, Alberto Salazar. Farah si ritrova in una gara condotta su ritmi tutt’altro che proibitivi, e gli basta scalare di un paio di marce negli ultimi 200, per vincere in 13:11.77.
Grandissima gara nel peso: David Storl infrange il muro dei 22 metri, grazie ad un 22,20 che gli consente anche di battere il capolista mondiale stagionale, lo statunitense Kovacs (21,71).
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