sabato 12 dicembre 2015

Atletica nel caos: Deferito anche Simone Collio, il padre indignato

Una vera e propria farsa! Si mette alla berlina il meglio della nostra atletica per coprire responsabilità della dirigenza”. Comincia con queste parole lo sfogo di Dario Collio, storico fondatore della Gazzetta della Martesana e padre di Simone, velocista cernuschese coinvolto nella bufera antidoping di questi giorni.
Il fatto
La notizia è di mercoledì 2 dicembre. A pochi mesi dalle Olimpiadi di Rio, la procura Antidoping Coni-Nado deferisce 26 atleti italiani con la richiesta di due anni di squalifica per “eluso controllo”. L’inchiesta Olimpia, questo il nome dell’indagine della Procura di Bolzano e dei carabinieri Nas-Ros di Trento, ha avuto inizio nell’estate 2014 in seguito al caso Schwarzer e chiama in causa fatti risalenti a un periodo compreso tra il primo trimestre del 2011 e il secondo del 2012. In questo caso, sia chiaro, non si parla di positività al doping. Nell’atletica, in base al regolamento Wada, esiste il cosiddetto Whereabouts, cioè un documento trimestrale che ogni atleta che gareggia a livello internazionale deve inviare al Comitato Controlli Antidoping (CCA). Nel modulo bisogna indicare ora e luogo di reperibilità di ogni giorno nei tre mesi successivi: lo scopo di tale sistema è quello di poter effettuare controlli antidoping a sorpresa. Con “elusione del controllo” si intende non farsi trovare nel posto, giorno e ora indicata. Tuttavia, la mancata compilazione del Whereabouts per almeno tre volte equivale proprio a un “eluso controllo”, sebbene l’inadempienza sia differente.
Gli atleti coinvolti
Dei 26 atleti accusati, 6 non gareggiano più per carriera conclusa, mentre gli altri 20 lo potranno fare fino alla sentenza: le audizioni cominceranno non prima di fine gennaio. È sufficiente citare Howe, Meucci, Greco e Donato per capire che la lista dei deferiti presenta nomi di grande rilievo. Tra questi, come anticipato in apertura, anche Simone Collio, 35enne velocista di Cernusco nonché medaglia d’argento e record italiano nella staffetta 4×100 agli Europei di Barcellona 2010. Simone era già stato coinvolto nell’inchiesta nel 2014, quando venne accusato di aver coperto l’uso di Bentelan, un cortisone vietato. L’assoluzione arrivò lo scorso gennaio, ma circa dieci mesi più tardi, ecco il nuovo deferimento.
Le reazioni
A manifestare pubblicamente la propria rabbia, ci pensa suo padre Dario, che tramite Facebook si chiede come mai i membri della CCA non abbiano richiamato all’ordine in anticipo. “Lo avrebbero dovuto fare per ogni atleta. Alla prima inadempienza – si legge sul suo profilo – doveva essere inviata una notifica ufficiale di richiamo, con l’avviso che ulteriori inadempienze avrebbero comportato la squalifica”. Prosegue poi in un secondo intervento: “Se gli atleti fossero stati ufficialmente diffidati dalla prima mancata o ritardata notifica del proprio Whereabouts, avrebbero sicuramente posto maggiore attenzione e non sarebbero incorsi nelle successive. Ma nessuno di loro ha mai ricevuto una sola contestazione in tal senso! Nessuna raccomandata!”.
Gli atleti, dal canto loro, si giustificano facendo appello a errori nel sistema, che nel periodo in questione presentava numerose falle. Per capirci, si parla di fax inviati in un posto il cui fax era rotto; oppure, come racconta il campione di salto triplo Daniele Greco alla Gazzetta dello Sport, “le comunicazioni si perdevano, gli atleti della Nazionale ricevevano e-mail di sollecito per consegnare la reperibilità dopo che lo avevano già fatto e così via”.
Diffide ufficiali, ad ogni modo, non sembrano essere arrivate. Lo storico direttore della Martesana lascia trasparire anche la certezza di una futura assoluzione, in quanto “i nostri ragazzi sono puliti! Forse un po’ superficiali, ma puliti!”. Un conto è peccare di leggerezza, quindi, un altro di malafede. La sua solidarietà non è rivolta direttamente al figlio Simone, che al momento preferisce restare in silenzio, ma ad ogni atleta implicato: “Conoscendo quasi tutti questi ragazzi, provo indignazione. Immagino la loro rabbia, la frustrazione, la profonda amarezza… e invito gli appassionati di atletica a trasmettere loro tutta la simpatia e il sostegno possibile”.
FONTE: ANDREA AMATOhttp://www.fuoridalcomune.it/

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